Gita di studio all’Aquario di Napoli

Entrance of the Aquarium
Entrance of the Aquarium

Il comunemente chiamato “Acquario di Napoli”, situato nella Villa comunale, è una parte della Stazione Zoologica di Napoli creata da Anton Dohrn nel 1872, con lo scopo di studiare la vita marina come parte della scienza evolutiva. Anton Dohrn e Charles Darwin ebbero infatti una ricca corrispondenza e una stretta collaborazione.

L’Acquario è una delle più antiche strutture di questo tipo in Europa, aperta al pubblico dal 1874. La Stazione Zoologica e il suo acquario erano molto avanzati per l’epoca, consentendo ai biologi ricercatori di discutere tra loro, di avere accesso a materiali e laboratori ma anche di ottenere fondi e di diffondere le conoscenze al pubblico.

L’esposizione delle specie è fatta in modo da permettere di attraversare i diversi ambienti marini del Mar Mediterraneo e più in particolare quelli del Golfo di Napoli, con un’altra attenzione alle sue specie invasive. Una delle particolarità di questo acquario è anche il fatto che l’acqua delle vasche viene raccolta direttamente dal Golfo – che si trova a pochi metri di distanza –, e che i manufatti romani esposti nelle vasche sono autentici pezzi archeologici locali.

Paguro in simbiosi con tre anemoni
Paguro in simbiosi con tre anemoni

Quando siamo entrati nell’acquario, la prima cosa che abbiamo visto è stato un paguro in simbiosi con degli anemoni, poi siamo entrati in una grande sala con pareti bianche composta da molte finestre con colonnette nere, che indicano l’antichità dell’edificio  Attraverso queste finestre si possono vedere tutte le diverse vasche e i vari habitat del Golfo di Napoli.

Esempio di vasca – l’ambiente di piattaforma
Esempio di vasca – l’ambiente di piattaforma
Acque costiere superficiali
Acque costiere superficiali

In primo luogo, abbiamo osservato da vicino l’ambiente delle acque costiere superficiali [profondità: 0-1/2 m; temperatura: 13-28°C], e abbiamo visto ricci di mare maschi, capelli di Venere, bavose bentoniche e gobidi con colorazioni che si adattano al loro ambiente. Abbiamo anche osservato la comunissima Sarpa salpa (orata) e il pomodoro di mare (Actinia equina), piuttosto solitari.

Zoom su germogli di Posidonia
Zoom su germogli di Posidonia

In secondo luogo, abbiamo osservato le praterie di Posidonia [profondità: 0-30 m; temperatura: 15 -25°C]. La Posidonia oceanica fornisce substrati per i pesci, stabilizza i sedimenti con le sue radici e contribuisce a combattere l’erosione dei fondali e della riva quando lascia cadere le foglie ogni 6-10 mesi. In questo habitat abbiamo potuto osservare anche un tunicato (patata di mare), che funziona come filtro marino, e le orate bianche (Diplodus sargo), molto affini e adattate alle praterie di posidonia. Infine, abbiamo parlato di altri due pesci il cui rapporto aiuta a misurare gli effetti del cambiamento climatico sul Mediterraneo: la donzella pavosina (Thalassoma pavo), che è termofilo e quindi trae vantaggio dall’aumento delle temperature, e la donzella (Coris julis), che preferisce le acque temperate.

In terzo luogo, si è intravisto l’ambiente roccioso [profondità: 30-40 m; temperatura: 15-24°C], tra cui i pesci pappagalli (del genere Sparisoma) che un tempo si trovavano nella parte meridionale del Mediterraneo, ma che ultimamente sono diventati molto comuni nel Golfo di Napoli. Erano presenti anche scorfani (con aculei velenosi) e cetrioli di mare.

Ambiente coralligeno
Ambiente coralligeno

Abbiamo poi ammirato l’ambiente coralligeno [profondità: 40-200 m; temperatura: 15-24°C] ricoperto da margherite di mare (Parazoanthus axinellae) – che si possono trovare nella baia di Ieranto, nella parte più profonda -, e da gorgonia rossa (Paramuricea clavata) – che sono coralli privi di una struttura esterna dura. Gli animali presenti in questo habitat presentano una modificazione della loro forma che si adatta a luoghi non toccati dalle onde. La scarsa visibilità delle profondità marine influisce anche sul colore delle specie che ci abitano.

In seguito, abbiamo osservato l’ambiente di piattaforma [profondità: 40-200 m; temperatura: 15-18°C], con la presenza di piccoli gattucci, un tipo di squalo che vive sul fondo. Abbiamo potuto ammirare il riccio corona, che costituisce l’unica specie di riccio che vive in acque temperate ed è oggi molto minacciato. Questa specie è anche una reliquia del passato stretto collegamento tra il Mar Rosso e il Mediterraneo. In questo habitat erano visibili anche molti pesci trombette, con il loro caratteristico naso allungato che li aiuta a mangiare.

Poi abbiamo raggiunto il mare aperto [temperatura: 15-26°C]. In queste vasche abbiamo potuto vedere alcune perchie, pesci molto territoriali e opportunisti, che mangiano i resti del cibo dei polpi. Quando sono numerosi, la loro presenza indica che nelle vicinanze vive un polpo. In una di queste vasche è stato così, con uno polpo che viveva in un’anfora.

Polpo nascosto in un’anfora romana, circondato da perchie
Polpo nascosto in un’anfora romana, circondato da perchie
Murenario romano
Murenario romano

Due vasche d’acqua erano di particolare interesse storico. La prima è la vasca del murenario romano, un habitat artificiale simile a quello che si può trovare a Gaiola. Questo habitat era composto principalmente da murene e comprendeva la presenza di stelle marine spinose e di una cernia.

Un’altra vasca mostrava alcuni resti archeologici provenienti dal Golfo di Napoli, come un’anfora che offriva riparo a un lungo grongo.

Grongo nascosto in resti romani
Grongo nascosto in resti romani
Cavallucci marini e pesci aghi nascosti nelle alghe
Cavallucci marini e pesci aghi nascosti nelle alghe

Infine, alla fine della visita, abbiamo potuto vedere alcune vasche di pesci piatti (Bothus podas, rombo di re) e di Syngnathidae (cavallucci marini e pesci ago) che si mimetizzano nel loro habitat. Si è conclusa così una bella visita di questo acquario storico che ha rappresentato una formidabile occasione per conoscere meglio la vita marina del Mar Mediterraneo con particolare attenzione al Golfo di Napoli.

Vasca dei pesci piatti (rombi di re)
Vasca dei pesci piatti (rombi di re)

 

 

 

 

 

— Paul Descoeur