23rd Young and Mediterranean Meeting : una riflessione personale

Alla fine di novembre, due dei mei compagni volontari (Ons e Andrea) e io abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al 23rd Young and Mediterranean Meetings nella città francese di Nizza, come rappresentante del Progetto M.A.R.E. e della AMP (Area Marina Protetta) di Punta Campanella. L’evento stava organizzato dal CDMM (in italiano, Centro per la Scoperta del Mare e delle Montagne), un’associazione che ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare i giovani all’ambiente attraverso l’educazione e varie attività all’aperto. Hanno organizzato quest’evento per riunire persone e organizzazioni con obiettivi simile provenienti da diversi paesi del Mare Mediterraneo, per provare identificare le sfidi attuale e le opportunità che si presentano nel campo dell’educazione ambientale. Quest’anno, l’incontro stava organizzato intorno alle teme Natura, il nostro futuro, servizi forniti dalla natura e dalla biomimetica.  

 

Quando siamo arrivati al CDMM, verso il mezzogiorno dal 21 di novembre, dopo di 14 ore di viaggio, il giorno era già bellissimo. Sulla terrazza illuminata di fronte al sole, verso il mare, siamo stati accolti per Tom, uno degli organizzatori dell’evento, che stava sorpreso di vedere una Tunisina, una Croata e un Belga rappresentando Italia per l’incontro. Quando gli altri rappresentanti sono arrivati, tutti ci abbiamo presentati noi stesso e le nostre organizzazioni, e ci abbiamo conosciuti durante il pranzo. Subito, sono stato sorpreso della diversità del gruppo. C’erano un’insegnante di biologia spagnolo, due libici lavorando nei media, un rappresentante albanese che gestisce un’organizzazione per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, un rappresentante greco che gestisce un centro ambientale, il presidente di un’associazione tunisina di immersione e pesca subacquea, etc.

 

Dopo di averci conosciuti, sono iniziate le prime sessioni del pomeriggio che trattavano della Posidonia oceanica. Durante queste sessioni, abbiamo parlato del lavoro che facciamo, come AMP, per proteggere le praterie di P. oceanica. Andrea ha parlato del nostro lavoro nella Bahia di Ieranto, e io ho presentato brevemente il progetto MPA Engage attraverso il quale proviamo di valutare lo stato di conservazione (stato di salute delle praterie) di P. oceanica nella Bahia di Ieranto. Finalmente, gli abbiamo mostrato il Posidonarium che abbiamo preso come regalo per il CDMM. Il Posidonarium è uno strumento educativo che abbiamo creato utilizzando Posidonia asciugata per mostrare le diverse componente della pianta. Per me, questa esperienza è stata una bell’opportunità per migliorare le mie competenze in educazione all’oceano. Ho avuto una educazione academica tradizionale, quindi sono più abituato a parlare de biologia marina con altri biologi marini. Comunque, nella conferenza, c’erano tante persone che non avevano una formazione scientifica. Perciò, ho avuto bisogno di condividere lo stesso messaggio scientifico, ma utilizzando un linguaggio più convenzionale. Se non è stato facile farlo, era realmente una buona opportunità di apprendimento per me!

Dopo della nostra presentazione, i rappresentanti del CDMM ci hanno presentato un metodo che utilizzano per insegnare ai bambini la importanza delle “mate” de Posidonia, che sono strati spessi di piante morte che possiamo trovare sulle spiagge de tutte le coste del mare mediterraneo, e che proteggono le spiagge dell’erosione. Abbiamo preso quadrati che abbiamo mesi sul mate di Posidonia per prendere datti sulle caratteristiche fisiche e biologiche che potevamo identificare. Per me, he stato molto divertente, perché nel lavoro di ricerca, quello che mi piace di più è il lavoro sul campo, esplorando e scoprendo le caratteristiche dell’ambiente marino. Dopo de questa attività, ci hanno mostrato l’aula didattica principale del CDMM. Mi è piaciuto molto il modo in cui non si limitano a utilizzare gli aspetti biologici, ma anche quelli storici per promuovere la conservazione del paesaggio marino, parlando del suo ruolo nell’uomo preistorico. Tutte le informazioni erano disponibili anche in scrittura braille, un piccolo ma significativo dettaglio troppo spesso trascurato da chi non è ipovedente. Tuttavia, la cosa che ci ha colpito di più è stata l’esperienza VR che hanno offerto. Molte persone non hanno mai la possibilità di esplorare il mondo sottomarino e di familiarizzarsi con esso, vedendo l’oceano solo come una superficie riflettente e ondosa vista dalla terraferma. Grazie a questa nuova tecnologia, invece, chiunque può vedere cosa c’è sotto la superficie. Come l’immersione l’ha fatto per me, credo che questo ha il potenziale di creare un grande senso di curiosità per l’ambiente marino, aprendo le porte a una maggiore consapevolezza sulle attuali problematiche ambientali.

Dopo una buona notte di sonno e un’ottima colazione, è iniziata la seconda e principale giornata degli Incontri. Come indicato nel tema, questa giornata è stata incentrata sulla biomimetica. Al mattino abbiamo assistito alla conferenza sulla biomimetica tenuta dall’Istituto di Biomimetica del Mediterraneo (IBMED) e da alcuni specialisti. La biomimetica si riferisce all’imitazione dei modelli, dei sistemi e degli elementi della natura allo scopo di risolvere problemi umani complessi, e durante la mattinata ci sono stati mostrati innumerevoli esempi. Tra i più memorabili, un boiler che si ispira alla compartimentazione e alla regolazione della pressione dei gusci dei Nautilus e alla termodinamica dei termitai, l’utilizzo di molecole ispirate agli enzimi per creare H2 altamente reattivo con lo scopo di risparmiare energia rinnovabile e un tipo di calcestruzzo (ECOncrete) ispirato alle strutture delle comunità intertidali indigene per prevenire la proliferazione di specie invasive nei porti e nelle loro vicinanze. Sono stato molto sorpreso dalla grande varietà di innovazioni ispirate dalla natura, e mi ha fatto pensare a come questo argomento potesse servire come strumento di educazione ambientale. Durante la sessione di brain-storming che abbiamo tenuto in seguito, ho ricordato una domanda che mi è stata posta spesso nel corso dei miei studi di biologia: “Qual è il valore della scoperta di nuove specie?”, rendendomi conto che avevo parte della risposta proprio davanti a me.

 

Più ci pensavo, più vedevo il concetto di biomimetica come uno strumento molto utile per cambiare la prospettiva delle persone nei confronti della natura. Credo che molti di noi, cresciuti in una società capitalista che dipende dalla crescita economica infinita, vedano la natura come qualcosa da sfruttare, al servizio dell’uomo. Tuttavia, questi numerosi esempi di innovazioni basate sulla natura ci dimostrano che guardando alla natura e alle soluzioni che essa ha escogitato per sostenere la grande varietà della vita, potremmo potenzialmente risolvere alcune delle maggiori minacce che la società di oggi si trova ad affrontare. Quindi, parlando delle lezioni che possiamo trarre da la natura, piuttosto che di ciò che possiamo sfruttare da essa, la nostra prospettiva nei confronti della natura potrebbe passare da risorsa a mentore, aprendo la porta alla nostra civiltà per prosperare in armonia con il mondo naturale che ci circonda.

Le intuizioni che ho condiviso con voi qui hanno reso le 28 ore di viaggio assolutamente valide e non vedo l’ora di vedere come reagiranno le persone quando in futuro cercheremo di integrare questo argomento nei nostri progetti di educazione oceanica. Alla prossima volta, Nizza!

Yens Vandenboer