Implementazione dei moduli didattici a scuola – Aggiornamenti sui i moduli 1-3

È tempo di nuovi aggiornamenti sul nostro progetto EcoPatrols. Siamo più o meno alla fine della prima metà del progetto e le cose stanno andando abbastanza bene. Come previsto, abbiamo concluso la fase di preparazione nel 2023, con il workshop nazionale in cui abbiamo testato 3 dei moduli tematici che avevamo preparato. Per quanto riguarda l’anno 2024, sarà dedicato alla sperimentazione degli 8 moduli con un gruppo di prova in ciascuno dei Paesi partecipanti, al fine di verificare la fattibilità e la rilevanza delle attività.

Per questa fase, ogni organizzazione partner ha dovuto invitare un gruppo di circa 20 giovani (di età compresa tra i 14 e i 18 anni) a seguire il programma di 8 mesi, affrontando tutti i moduli per testarli uno per uno. Qui, al Parco Marino di Punta Campanella, abbiamo deciso di lavorare con il Liceo Linguistico Salvemini di Sorrento, con una classe di quarta elementare che doveva svolgere il suo PCTO. 


Il primo modulo, intitolato “Eco-Literacy”, è stato sperimentato il 26 gennaio con il nostro gruppo. Dobbiamo dire che gli studenti ci hanno accolto calorosamente e hanno mostrato interesse per le attività fin dall’inizio. Durante questa giornata, abbiamo svolto 5 attività che ci hanno permesso di introdurre l’intero manuale. In effetti, gli studenti hanno iniziato a conoscere l’ecologia, ma anche molte altre parole e concetti legati ad essa e alle tematiche ambientali. Attraverso un paio di esercizi concreti, sono riusciti ad affinare le loro capacità di collaborazione e di analisi e hanno imparato qual è l’atteggiamento giusto da adottare quando si vogliono studiare i problemi ambientali! In altre parole, alla fine della giornata sono diventati tutti più eco-alfabeti. E anche se svolgere tutte le attività è stato molto faticoso (sia per gli studenti che per i nostri facilitatori), abbiamo concluso questa prima giornata di test con il sorriso sulle labbra e con la soddisfazione del lavoro svolto.


Dopo il primo modulo, ci siamo presi un paio di settimane per preparare il prossimo incontro e la presentazione del secondo capitolo della nostra avventura educativa ambientale. Il 17 febbraio abbiamo incontrato nuovamente gli studenti per parlare di biodiversità ed ecosistemi. Questi concetti, spesso utilizzati negli ultimi anni quando si parla di crisi ambientale, non sono sempre compresi appieno. L’obiettivo di questo secondo modulo era quello di insegnare agli studenti come sono organizzati gli organismi nel mondo naturale e come ognuno di essi è collegato agli altri attraverso diversi tipi di relazioni. Gli studenti sono stati particolarmente proattivi per questo modulo e hanno affrontato le attività con molta energia.I ragazzi sono passati dall’interrogarsi alla costruzione di un ecosistema, studiando la relazione tra diversi tipi di animali e tra gli animali e il loro ambiente, nonché l’influenza dell’uomo sull’ecosistema naturale. Alla fine del modulo, ci siamo soffermati sui servizi che gli ecosistemi forniscono all’uomo e sull’impatto che l’uomo ha sugli ecosistemi. Quest’ultimo argomento è stato un buon modo per chiudere la giornata, in quanto ci ha permesso di introdurre agevolmente il modulo 3.

Infatti, un paio di giorni dopo, il 21 febbraio, abbiamo affrontato il terzo modulo dedicato al “Cambiamento climatico e impatto umano”. Così, dopo aver visto, nel modulo 2, come gli animali e le piante interagiscono tra loro e con il loro ambiente nel mondo naturale, abbiamo studiato come questi organismi sono stati pesantemente influenzati dalle attività umane. Attraverso le attività del terzo modulo, abbiamo analizzato le principali minacce che impattano sugli ecosistemi, le loro cause e conseguenze. Gli studenti hanno avuto l’opportunità di mettersi nei panni degli organismi colpiti, ma anche di pensare a soluzioni che potrebbero attuare a livello locale per mitigare l’impatto che abbiamo sulla natura!



Nel complesso, possiamo dire che il nostro programma sta andando bene. Insieme agli studenti, stiamo lavorando sodo per testare i moduli e valutarli per migliorarli in seguito. Nel frattempo, stiamo condividendo con il nostro pubblico molte importanti informazioni ambientali che permettono di sensibilizzarlo sulle questioni ambientali. Siamo convinti che la condivisione delle conoscenze sia il modo migliore per prepararli a diventare cittadini responsabili e sostenibili in futuro!

Monitoraggio delle tartarughe marine in Cilento raccontato da uno di noi

Uno dei topici più importante, tra un miliardo di cose che facciamo, è forse il lavoro in Cilento con le tartarughe. Questo lavoro ci dà un sacco di “attrezzi” da portare a qualsiasi attività in cui ci impegniamo durante l’estate e avanti.

Cilento si trova al sud di Napoli, però sempre nella regione di Campania. Questo coinvolgimento con la natura viene dal 2016 con la creazione del Centro Recupero delle Tartarughe Marine in Massa Lubrense, oppure se non vogliamo considerare il centro possiamo dire che negli anni precedenti perché c’era lavoro che veniva fatto. Prima di questo tutto, i biologi avevano trovato il primo nido di tartaruga marina in Campania nel 2002. Perciò il bisogno di lavorarci su questo tema urgente.

I volontari del progetto M.A.R.E. vanno al meno due volte a questa regione per:

Primo: trovare le tracce lasciate dalle tartarughe.

Secondo: monitorare i nidi che avevamo trovato.

Nella prima andata a Cilento ci trovavamo al Campeggio Le Saline a pochi metri della spiaggia di Palinuro. Ogni mattina ci svegliavamo più o meno alle 4:30 per iniziare alle 5. La Stazione Zoologica di Napoli (SZN) ha scelto Palinuro, Porto Palinuro, Calanca, Capo Grosso, Mingardo, Ficocella, Bau Bau, Camerota e Lentiscelle per cercare le tracce. Materiale come capello, vestiti confortabile, scarpe comode, crema solare e soprattutto l’acqua erano cose che non potevamo dimenticare. La passeggiata per così dire era fatta fino alle 8 massimo. Lo facevamo in coppie e non ci siamo allontanati troppo, perché la meglia forma di trovare le tracce è tra la linea d’acqua e 5 metri più avanti. L’obiettivo era camminare vicini tra di noi e essere il più attenti possibile. Abbiamo avuto un protocollo venuto da Caretta in Vista con gli informazione importante a seguire (regole, foto con le rappresentazioni delle tracce, indicazioni e altre cose). Per chi non conosceva questo tema potesse essere una forma d’aiuto prima di venire come volontario proprio, che già appartiene a un’altra associazione.

Nido & tracce su una delle spiagge monitorate

Come Project M.A.R.E. ce ne andiamo due persone alla volta, al meno in quest’anno e poi troviamo persone che vengono d’altri punti d’Italia. È un processo molto buono e vi raccomando a raggiungerci quando volete. Possiamo spiegarvi cose facciamo e principalmente parlare sulle tartarughe perché c’è tanto da conoscere ed imparare. Dopo la giornata di lavoro dormiamo per non diventare zombie in un paio di giorni. Per chi ama campeggiare vicino alla spiaggia è un’ottima opportunità per sfruttare di questo tipo di mix tra natura e scambio culturale.

Dopo il lavoro, era normale tornare alla tenda per dormire un po’ e solo dopo pensare in pranzare. Poi nel pomeriggio non avevamo qualche tipo d’impegno, quindi andavamo spesso a fare un bagno oppure una passeggiata per la città. L’aperitivo in Cilento ha un gusto diverso e non conoscevo questa tradizione – penso poter chiamarla così – perciò mi ha lasciato sorpreso.

Questo è più o meno come funziona una giornata nella prima fase di lavoro. Siamo andati un’altra volta alcune settimane dopo e durante quel tempo, il lavoro, per me, è stato lo stesso per alcuni giorni e ho aggiunto un incarico che racconto subito.

È, infatti, diventata la parte più gratificante e dove ho fatto più progressi al livello personale e anche scientifico. Creare un controllo intorno ai nidi è la forma come lavoriamo lì. Come gli abbiamo trovato prima è facile riconoscerli dopo. In piccoli gruppi, ci siamo messi in ordine d’orario di lavoro e ci sta sempre al meno una persona che è vicina al nido e diamo l’informazione di cui hanno bisogno per capire il ciclo riproduttivo di una tartaruga. Si formano molte volte una relazione, anche se è per poco tempo, con le persone che vengono a trovarci. Ho conosciuto alcune famiglie nonché ragazzi giovani e con la stessa età che ho. Ci hanno portato cibo, caffè, cose da mangiare per fare colazione e birre. Finora mantengo una relazione d’amicizia tra di noi a distanza. I ragazzi con chi ho lavorato ogni giorno a Camerota (nido che controllavo) mi hanno lasciato una traccia nel cuore che porterò per il resto della mia vita. Momenti fantastici. Le giornate a sorridere, a fare tuffi, mangiare, bere, passeggiare, insegnare e dormire poco sono stati delle cose che ci hanno uniti come gruppo.

Le tartarughe piccole si trovano sotto sabbia, più o meno tra 30 e 50 cm e non si sa quanti ci sono. Si pensa e si sa che sono circa di un centinaio. Vederli a salire ed uscire della sabbia mi ha lasciato senza parole e con gli occhi aperti.

Tartarughine di Caretta caretta

Questo è un breve riassunto delle giornate e attività che succedono, però possibile trovare più informazione su Instagram e Facebook. Parlare e scrivere a proposito delle tartarughe vorrebbe una tesi molto lunga e bella. Fortunato sarà la persona che lo farà.

  • Alcune curiosità su le tartarughe

Nel mondo abbiamo 7 specie di tartarughe marine di cui 3 si trovano nel Mare Mediterraneo. La Chelonia mydas (tartaruga verde) la Dermochelys coriacea (tartaruga liuto) e la Caretta caretta che già conosciamo.

Loro sono considerati poichilothermiche, cioè, le loro vita dipende della temperatura del ambiente circondante, nonché il loro sesso. De una forma semplice, nelle uova, si sa che col caldo diventano femmine e col freddo diventano maschi. La maturità arriva più o meno alle 20 anni d’età e il tempo d’incubazione dura circa di 2 mese.

Nella parte ovest del mediterraneo ci sono aree marine protette con una tutela dedicata alle tartarughe. Come se può vedere nell’immagine giù ci sono più movimento delle tartarughe ad est del bacino.

Fonte (DOI): 10.3897/natureconservation.10.4890

Con il riscaldamento climatico la ricerca che viene fatta e che continua a essere fatta ci fa vedere un cambiamento nel comportamento e in particolare nella nidificazione. Iniziano a nidificare ad ovest del Mediterraneo ogni volta di più.

La mappa giù rappresenta il numero di nidi per 15 km, la dimensione del simbolo aumenta in proporzione al numero, e i punti verde indicano nidi prima del 2020.

"Nidi di Caretta caretta nel bacino ovest del Mediterraneo (1990-2020) / Fonte (DOI): 10.1016/j.gecco.2022.e02194

— Pedro Ribeiro

Un invito alle serate culturali

Un aspetto importante del progetto è lo scambio culturale. È una dimensione centrale che viviamo ogni giorno, essendo immersi nella cultura italiana ma anche circondati dalle culture di ognuno di noi. Ma c’è un momento particolare in cui questo scambio diventa ancora più cosciente, ancora più forte: è durante le serate culturali, in cui un paese è messo all’onore, con piatti emblematici, musica, giochi, danze, storie e spiegazioni condivise insieme, in un momento magico che ha pure coinvolto un po’ le nostre famiglie. Infatti, con i loro consigli, le specialità culinarie che hanno fornito o addirittura la loro presenza durante l’evento per alcuni di loro, hanno aggiunto un tocco speciale.

In questi momenti, si capisce un po’ meglio l’essenza da dove veniamo, con la nostra storia personale e nazionale, che si mischiano benissimo per aggiungere un po’ di diversità al misto culture che viviamo e condividiamo ogni giorno. Queste serate sono anche l’occasione di vedere quello che ci unisce, al di là delle frontiere, quello che abbiamo in comune che siamo della costa mediterranea, delle montagne o delle latitudini settentrionali. Per farvi capire un po’ più di che cosa si tratta, ecco un invito alle serate culturali con questo piccolo articolo!

  • Serata italiana (29 aprile 2022)

Questa serata è stata la prima del nostro progetto, ed anche una delle più arricchenti. Fu l’occasione di scoprire la cultura italiana in maniera molto interattiva, tra gioco di lingua, attività di cucina e discussioni culturali. Abbiamo imparato a preparare due ricette di delizie locali, con tutta la loro storia intorno grazie in particolare ad Alba, e Domenico Palumbo.
Prima, fu il turno della pasta alla Nerano, specialità pregiata della penisola che trova le sue origine nel ristorante “Maria Grazia” a Marina del Cantone nel 1800’. Questa ricetta è stata una bella introduzione alla gastronomia locale, con l’uso di tre tipi di formaggi (caciotta, parmigiano, caccio cavallo) che si mischiano in questo piatto cremoso di cui tutte le famiglie locali hanno una versione diversa. Alcuni preferiscono mantecare la pasta, altri aggiungono un po’ di buccia di limone grattugiata…Per Alba invece, il tocco finale è la foglia di basilico fresco, che dà una certa eleganza ovviamente!

Preparazione della pasta alla Nerano
Prendendo appunti mentre facevamo il limoncello

Poi, abbiamo iniziato insieme la preparazione del limoncello, altro grande simbolo della penisola! Con una ventina di piccoli limoni scorciati, abbiamo creato questa base per la concezione di un liquore a corta maturazione. Il mese successivo è stato pronto – con altri passi determinativi di cui ne abbiamo adesso il segreto…–. Scherzo a parte, se volete saperne di più su queste ricette, eccole disegnate da me!

  • Serata spagnola (15 giugno 2022)

La serata spagnola è stata una bell’occasione di incontrare i genitori di Claudia: con un papà aragonese (Mariano), una mamma della Galizia (Cristina), che vivono a Barcellona, la famiglia fa una bella sintesi della Spagna, con le sue sfumature culturali e le sue varie identità.

La serata più che un delizioso cibo spagnolo – tortillas de patatas, escalivada (catalana), queso manchego, jamón ibérico e per il dolce arroz con leche! – ha dato l’opportunità di ascoltare il papa di Claudia, – tradotto da Olivier – parlare della diversità della cultura spagnola spiegando la varietà delle tradizioni di ogni comunidad autónoma. Dopo di che, c’era un bel gioco sui proverbi spagnoli. È stato bello di ricordarsi come un’altra lingua dà questo sguardo particolare sul mondo, diverso dalle altre lingue ma anche con punti di similarità!

La tavola della serata culturale spagnola

Ecco due proverbi selezionati:

Mas sabe el diablo por viejo que por diablo – Il diavolo sa più dalla vecchiaia che dall’essere diavolo.

Questo significa che l’esperienza procura più conoscenze e saggezza che l’astuzia o l’intelligenza inerente alla persona. 

A enemigo que huye puente de plata – Al nemico che fugge [gli dà un] ponte d’argento.

Questo proverbio anche citato da Cervantes in Don Quijote, raccomanda il fatto di liberarsi dei suoi nemici o di tutta persona che può o vuole causarci danno. Quindi, tutti i mezzi per allontanare i nemici sono validi, incluso un ponte d’argento.

Condivendo questa serata culturale con gli tirocinanti americani
  • Serata greca (28 giugno 2022)

Un’altra grande serata di gastronomia, in cui i genitori di Xenia hanno partecipato, coinvolgendo volontari, Xenia e la sua mamma (Jenny) per elaborare i piatti tipici, tra cui moussakà, tsatziki con zucchine fritte (kolokithakia tiganita), gemista e choriatiki (insalata). Questi sapori mediterranei hanno fatto dire a Mahdi “è com’è un altro tipo di cibo tunisino che non conosco ancora!”, sottolineando le influenze condivise da un lato all’altro del Mediterraneo.

Xenia aggiungendo la feta come tocco finale

Una volta di più, evocata attraverso le danze tradizionali della regione di Pontos (Ponto), la storia particolare della famiglia di Xenia è stata l’occasione di scoprire un’altra sfaccettatura della cultura greca. Infatti, con queste danze, sirtaki e kotsari – imparata dal lato del padre di Xenia (Thodoros) –, ci ha permesso di intravedere la cultura di una popolazione greca che viveva sulla costa del Mar nero e che si è trasferita nel Nord della Grecia contemporanea al momento degli scambi di popolazione tra Turchia e Grecia negli anni 1920. Thodoros ci ha pure fatto scoprire tsípouro, un liquore greco tipico che ha accompagnato questo momento conviviale.

La danza tutti insieme, anche con le nostre amiche tirocinanti americane, rimarrà un momento di grande convivialità, vivendo la cultura greca, attraverso la sua forma la più viva.

  • Serata francese (17 agosto 2022)

Per la serata francese, svolta poco dopo Ferragosto, è stato anche l’occasione di cucinare insieme, pure con i miei genitori e il mio fratello. L’occasione di festeggiare all’aria aperta, in un periodo che aveva senso, coincidendo col periodo della festa del mio paesino.

Abbiamo iniziato con un aperitivo con vari prodotti tipici del dipartimento dove vengo, il Cantal: formaggi (cantal, saint-nectaire), diversi tipi di salumi, e un’insalata di lenticchie bionde.

Presentazione dei prodotti
Foto sfocata ma felice!

Dopo abbiamo mangiato truffade, questo piatto tipico delle feste di villaggio a base di patate e di tomme fresca, preparata con la regia del mio padre, soprattutto per fare i lunghi fili di formaggio sciolto mentre lo servivo. La mia madre ha preparato clafoutis alle prugne per il dolce.

Preparazione della truffade con mio fratello
I clafoutis alle prugne di mamma

Tutti hanno aiutato per preparare e l’atmosfera estivale sulla terrazza ha aggiunto un tocco creando un bel momento conviviale. Dopo alcune spiegazioni sui piatti, e aver goduto la cena, abbiamo cominciato l’attività anche tipica della festa del mio paesino: il torneo di “boules carrées” (‘bocce quadrate’). Questo gioco di bocce con cubi di legno (pino) che è stato inventato per poter giocare su terreni inclinati delle campagne montagnose. Le bocce sono state confezionate da Rita, Alessandra, Boris e io, con l’aiuto di un falegname di Monticchio: Salvatore. Questa serata è stata l’opportunità perfetta di giocare nel giardino della Conola, col dislivello adeguato per fare rotolare i cubi – ma non troppo.

Le "boules carrées"

Era anche la prima serata culturale con tutti i volontari insieme, dopo mesi con sempre un assente o più (con il monitoraggio delle tartarughe in Cilento). Un momento familiare, amichevole, da ricordare, come tutte le serate culturali.

  • Serata tunisina (5 novembre 2022)

Questa festività è stata anche una grande esperienza culinaria. I piatti erano vari, preparati con tutti noi, con la regia di Ons e l’appoggio di Anas e Mahdi, ma anche l’aiuto prezioso dei volontari dell’anno scorso, i grandi Mehdi e Mayssa!

Mayssa, Mahdi, Ons & Anas facendo la presentazione dei piatti

C’erano sulla tavola tanti piatti colorati e saporiti: امك حورية  (omek houria), طاجينt (tajine), سلاطة مشوية (insalata mechwia), سلاطة خضراء (insalata verde), كسكسي  (cuscus), شرمولة  (charmoula) – un piatto tipico di Monastir, la città di Ons –,بريك  (brik), ma anche فريكاسي (fricassé). La fortuna di anche assaporare questo ingrediente emblematico della cucina tunisina, un tipo di puree fatto con una base di peperoncini rossi, aglio e olio d’oliva, la harissa (هريسة). Questo condimento è anche il simbolo della diversità della cultura tunisina perché la sua ricetta varia tra ogni famiglia – ed anche nella stessa famiglia – o regione tunisina. Poi, per i dolci, per deliziare i nostri palati, c’erano بوزة   (bouza) e يويو (yoyo) che si sposano bene insieme.

Una vista della tavola piena di colori (e di sapori)
Ons(ina) spiegando i dolci

Dopo la cena, abbiamo fatto un gioco per riconoscere i nostri nomi in arabo e poi scriverli con l’alfabeto arabo. Abbiamo pure giocato sulle somiglianze tra arabo tunisino e l’italiano, cercando le parole a consonanze italiane nel tunisino, segno di contatti stretti tra i due paesi.

In seguito a questo, abbiamo condiviso un po’ di danza, un po’ di musica per concludere una serata molto calorosa, perfetta nel periodo grigio e piovoso dell’autunno.

  • Serata portoghese (10 dicembre 2022)

Tutto ha iniziato con la partita del mondiale opponendo Portogallo al Marocco, momento perfetto per condividere un aperitivo tutti insieme, con prodotti portoghesi mandati dalla famiglia di Pedro (prosciutti, formaggi aromatizzati alle erbe, lupini, pão recheado,…). Luís, amico di Pedro venuto a posto per la serata, ci ha anche fatto scoprire le chouriços, alheiras, morcela e linguiças, tipi di salsicce – alcune di quelle erano vegetariane –, flambé in un piatto specifico, chiamato “assador de chouriços”.

Pedr(inh)o spiegando l'aperitivo
Assador de chouriços acceso
Zoom sul pão recheado

Poi, abbiamo partecipato a un gioco di cultura generale (cultura geral) con parole cruciate in portoghese a proposito della geografia, la musica, o anche del calcio del Portogallo. L’occasione di saperne di più su questo bel paese alla cultura iberica e portata sull’Atlantico.

Dopo di che, la serata si è svolta con la continuazione del buffè, ma con piatti caldi, e ancora durante tutto l’evento, l’assador che funzionava. Abbiamo assaggiato come primo piatto, una canja, seguito di migas e alho francês à Brás, per finire con una serradura, un dolce cremoso. Tutto questo con una colona sonora composta di fado, di Antonio Variações e altre canzoni portoghesi per tuffarsi nella cultura del paese dei garofani.

Condividendo il pasto dopo la partita di calcio

Per saperne di più su questi piatti, ecco le ricette favorite di Pedro con la loro breve presentazione:

  • Migas

“Durante secoli “migas” sono stati un piatto tradizionale della regione del Alentejo, particolarmente nell’inverno. È un piatto molto calorico nato come una maniera di sfruttare del pane avanzato, già molto duro e per nutrire gli uomini che lavoravano nei campi.

Ingredienti:

– 0,5 pane di mais (broa)

– 0,5 sacchetto di cavolo o qualcosa di simile (couve para caldo verde)

– un tipo specifico di fagioli (feijão frade)

– sale

– pepe nero

– aglio tagliato secondo il vostro piacere

– olio d’oliva

Preparazione:

Mettere una pentola piena d’acqua condita con sale sul fornello e quando l’acqua bolle, aggiungere il cavolo tritato e lasciarlo cuocere. Nel frattempo, sbriciolare il pane di mais.

Dopo aver cotto il cavolo, sgocciolarlo e metterlo da parte. In una grande padella, mettere l’aglio tritato e olio d’oliva, lasciare l’olio riscaldare e poi aggiungere le briciole di pane di mais e mescolare. Dopo questo, aggiungere il cavolo e i fagioli, mescolare tutto insieme, aggiungere più olio d’oliva se necessario.

Si può anche utilizzare olio d’oliva profumata all’aglio che ha più gusto.

  • Alho Francês à Brás

“Alho Francês (porro) è un’opzione per sostituire il baccalà (piatto tradizionale). Si può preparalo con pollo e altre proteine. È molto consumato in Portogallo ma anche in Macau. Gli eccellenti sapori dipendono dalla relazione dei componenti della ricetta, in particolare la quantità di cipolla relativa a quella del baccalà e dell’olio d’oliva utilizzati nel piatto. La ricotta è stata inventata dal guardiano di una taverna del Bairro Alto, a Lisbonna, chiamato Brás.”

Ingredienti:

– 20 ml d’olio d’oliva

– 1 cipolla tagliata in fette in forma di mezza luna

– 100g della parte bianca del porro, tagliato a fette

– 1 foglia d’alloro

– 100g di patatine fritte (in bastoncini)

– 2 uova

– sale

– pepe nero

– 1 rametto di prezzemolo triato

– olive nere

Preparazione:

  1. Rompere le uova in una ciotola. Condire con sale e pepe. Battere con una vergella.
  2. In una padella, riscaldare l’olio d’oliva, la foglia d’alloro e la cipolla. Girare e lasciarlo brasare un po’. Aggiungere il porro. Mescolare insieme e cuocere durante 5 minuti a più della temperatura media.
  3. Aggiungere le patate. Mescolare bene e lasciare il caldo diffondersi. Aggiungere le uova, girare and cuocere a più della temperatura media per circa 30 secondi. Attenzione a non cuocere troppo le uova.
  4. Alla fine, aggiungere il prezzemolo tritato e togliere la preparazione dal fuoco. Accompagnare questo piatto con olive.
  • L’avvenire

Questo è una lista che sta per allungarsi, con le future serate croata e belga! Più che una lista, con questo articolo ho voluto mostrare i momenti belli di scambio e di condivisione che hanno pontato il nostro volontariato. Le serate culturali sono sempre state momenti fuori del tempo, momenti preziosi, ma anche – per essere onesto – un pochino stressanti per quelli che devono organizzarle, perché non è una cosa semplice di mettere in evidenza l’essenza o al meno un angolo personale della sua cultura. Alla fine, dopo un po’ di adrenalina, il fatto di vedere tutti i volontari, mentori, responsabili e amici del progetto, e anche famiglie e amici dei volontari godere di questi momenti speciali, è senza dubbio una della cose più belle della realizzazione di queste. Vi raccomando, se avete un giorno l’occasione di creare eventi così conviviali, con famiglia o amici, non esitate! Una serata culturale vale sempre la pena, nel senso che fa scoprire anche a sé stesso che significa la sua cultura propria, e fa riscoprire sottilità ed evidenze di quella, sempre belle da condividere con gli altri.

Per concludere, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno organizzato, aiutato, preparato, e insomma permesso la realizzazione di queste serate indimenticabili. I nostri mentori e responsabili, Gianna, Nacho, Mimì, Alba; ma anche tutti i volontari, gli amici del progetto come Alessandra, e tanti che hanno aggiunto il loro tocco allo scambio culturale in generale, ma ancora di più in questi punti salienti del progetto. Grazie di cuore.

— Paul Descoeur

23rd Young and Mediterranean Meeting : una riflessione personale

Alla fine di novembre, due dei mei compagni volontari (Ons e Andrea) e io abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al 23rd Young and Mediterranean Meetings nella città francese di Nizza, come rappresentante del Progetto M.A.R.E. e della AMP (Area Marina Protetta) di Punta Campanella. L’evento stava organizzato dal CDMM (in italiano, Centro per la Scoperta del Mare e delle Montagne), un’associazione che ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare i giovani all’ambiente attraverso l’educazione e varie attività all’aperto. Hanno organizzato quest’evento per riunire persone e organizzazioni con obiettivi simile provenienti da diversi paesi del Mare Mediterraneo, per provare identificare le sfidi attuale e le opportunità che si presentano nel campo dell’educazione ambientale. Quest’anno, l’incontro stava organizzato intorno alle teme Natura, il nostro futuro, servizi forniti dalla natura e dalla biomimetica.  

 

Quando siamo arrivati al CDMM, verso il mezzogiorno dal 21 di novembre, dopo di 14 ore di viaggio, il giorno era già bellissimo. Sulla terrazza illuminata di fronte al sole, verso il mare, siamo stati accolti per Tom, uno degli organizzatori dell’evento, che stava sorpreso di vedere una Tunisina, una Croata e un Belga rappresentando Italia per l’incontro. Quando gli altri rappresentanti sono arrivati, tutti ci abbiamo presentati noi stesso e le nostre organizzazioni, e ci abbiamo conosciuti durante il pranzo. Subito, sono stato sorpreso della diversità del gruppo. C’erano un’insegnante di biologia spagnolo, due libici lavorando nei media, un rappresentante albanese che gestisce un’organizzazione per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, un rappresentante greco che gestisce un centro ambientale, il presidente di un’associazione tunisina di immersione e pesca subacquea, etc.

 

Dopo di averci conosciuti, sono iniziate le prime sessioni del pomeriggio che trattavano della Posidonia oceanica. Durante queste sessioni, abbiamo parlato del lavoro che facciamo, come AMP, per proteggere le praterie di P. oceanica. Andrea ha parlato del nostro lavoro nella Bahia di Ieranto, e io ho presentato brevemente il progetto MPA Engage attraverso il quale proviamo di valutare lo stato di conservazione (stato di salute delle praterie) di P. oceanica nella Bahia di Ieranto. Finalmente, gli abbiamo mostrato il Posidonarium che abbiamo preso come regalo per il CDMM. Il Posidonarium è uno strumento educativo che abbiamo creato utilizzando Posidonia asciugata per mostrare le diverse componente della pianta. Per me, questa esperienza è stata una bell’opportunità per migliorare le mie competenze in educazione all’oceano. Ho avuto una educazione academica tradizionale, quindi sono più abituato a parlare de biologia marina con altri biologi marini. Comunque, nella conferenza, c’erano tante persone che non avevano una formazione scientifica. Perciò, ho avuto bisogno di condividere lo stesso messaggio scientifico, ma utilizzando un linguaggio più convenzionale. Se non è stato facile farlo, era realmente una buona opportunità di apprendimento per me!

Dopo della nostra presentazione, i rappresentanti del CDMM ci hanno presentato un metodo che utilizzano per insegnare ai bambini la importanza delle “mate” de Posidonia, che sono strati spessi di piante morte che possiamo trovare sulle spiagge de tutte le coste del mare mediterraneo, e che proteggono le spiagge dell’erosione. Abbiamo preso quadrati che abbiamo mesi sul mate di Posidonia per prendere datti sulle caratteristiche fisiche e biologiche che potevamo identificare. Per me, he stato molto divertente, perché nel lavoro di ricerca, quello che mi piace di più è il lavoro sul campo, esplorando e scoprendo le caratteristiche dell’ambiente marino. Dopo de questa attività, ci hanno mostrato l’aula didattica principale del CDMM. Mi è piaciuto molto il modo in cui non si limitano a utilizzare gli aspetti biologici, ma anche quelli storici per promuovere la conservazione del paesaggio marino, parlando del suo ruolo nell’uomo preistorico. Tutte le informazioni erano disponibili anche in scrittura braille, un piccolo ma significativo dettaglio troppo spesso trascurato da chi non è ipovedente. Tuttavia, la cosa che ci ha colpito di più è stata l’esperienza VR che hanno offerto. Molte persone non hanno mai la possibilità di esplorare il mondo sottomarino e di familiarizzarsi con esso, vedendo l’oceano solo come una superficie riflettente e ondosa vista dalla terraferma. Grazie a questa nuova tecnologia, invece, chiunque può vedere cosa c’è sotto la superficie. Come l’immersione l’ha fatto per me, credo che questo ha il potenziale di creare un grande senso di curiosità per l’ambiente marino, aprendo le porte a una maggiore consapevolezza sulle attuali problematiche ambientali.

Dopo una buona notte di sonno e un’ottima colazione, è iniziata la seconda e principale giornata degli Incontri. Come indicato nel tema, questa giornata è stata incentrata sulla biomimetica. Al mattino abbiamo assistito alla conferenza sulla biomimetica tenuta dall’Istituto di Biomimetica del Mediterraneo (IBMED) e da alcuni specialisti. La biomimetica si riferisce all’imitazione dei modelli, dei sistemi e degli elementi della natura allo scopo di risolvere problemi umani complessi, e durante la mattinata ci sono stati mostrati innumerevoli esempi. Tra i più memorabili, un boiler che si ispira alla compartimentazione e alla regolazione della pressione dei gusci dei Nautilus e alla termodinamica dei termitai, l’utilizzo di molecole ispirate agli enzimi per creare H2 altamente reattivo con lo scopo di risparmiare energia rinnovabile e un tipo di calcestruzzo (ECOncrete) ispirato alle strutture delle comunità intertidali indigene per prevenire la proliferazione di specie invasive nei porti e nelle loro vicinanze. Sono stato molto sorpreso dalla grande varietà di innovazioni ispirate dalla natura, e mi ha fatto pensare a come questo argomento potesse servire come strumento di educazione ambientale. Durante la sessione di brain-storming che abbiamo tenuto in seguito, ho ricordato una domanda che mi è stata posta spesso nel corso dei miei studi di biologia: “Qual è il valore della scoperta di nuove specie?”, rendendomi conto che avevo parte della risposta proprio davanti a me.

 

Più ci pensavo, più vedevo il concetto di biomimetica come uno strumento molto utile per cambiare la prospettiva delle persone nei confronti della natura. Credo che molti di noi, cresciuti in una società capitalista che dipende dalla crescita economica infinita, vedano la natura come qualcosa da sfruttare, al servizio dell’uomo. Tuttavia, questi numerosi esempi di innovazioni basate sulla natura ci dimostrano che guardando alla natura e alle soluzioni che essa ha escogitato per sostenere la grande varietà della vita, potremmo potenzialmente risolvere alcune delle maggiori minacce che la società di oggi si trova ad affrontare. Quindi, parlando delle lezioni che possiamo trarre da la natura, piuttosto che di ciò che possiamo sfruttare da essa, la nostra prospettiva nei confronti della natura potrebbe passare da risorsa a mentore, aprendo la porta alla nostra civiltà per prosperare in armonia con il mondo naturale che ci circonda.

Le intuizioni che ho condiviso con voi qui hanno reso le 28 ore di viaggio assolutamente valide e non vedo l’ora di vedere come reagiranno le persone quando in futuro cercheremo di integrare questo argomento nei nostri progetti di educazione oceanica. Alla prossima volta, Nizza!

Yens Vandenboer

Da volontaria a ricercatrice

Buongiorno!

Dopo vari mesi in cui mi sono impegnata come volontaria in Italia, mi piacerebbe condividere in questo articolo la mia esperienza personale e le conoscenza che ho ottenuto attraverso il progetto M.A.R.E.

Nel progetto M.A.R.E., parte del lavoro è dato in funzione delle tue abilità e conoscenze. Quindi oltre partecipare nelle attività principali, ho avuto l’opportunità di gestire un paio di piccoli progetti di ricerca scientifica nella baia di Ieranto. Questa esperienza mi ha permesso di essere in contatto con la mia passione, mentre raccoglievo delle conoscenze e delle abilità utili per il mio futuro professionale.

Foto da Anas Zina

La baia di Ieranto è una delle zone conservate in miglior modo di tutta l’AMP Punta Campanella grazie alla presenza dei volontari del progetto M.A.R.E. e degli operatori del parco. Si può accedere alla zona sia via terra che via mare. In quest’ultimo caso l’accesso è limitato: a parte di poche eccezioni, la navigazione a motore non è autorizzata, e l’ancoraggio è assolutamente vietato. Queste restrizioni permettono di ridurre l’impatto umano sulla baia e di proteggere i suoi ecosistemi e la sua biodiversità.

(Foto da @tinapiro_en Instagram)

Il primo progetto che ho coordinato insieme ad Andrea Ivančić (collega volontaria dalla Croazia) è stato il campionamento della comunità di alghe e il sviluppo successivo di un erbario marino della baia. Questo progetto è nato con lo scopo di aggiornare nostra collezione e migliorare nostra conoscenza sulle specie presenti nella baia. Per realizza questo progetto abbiamo seguito due fasi: la prima è stata il campionamento con snorkeling, poi l’identificazione degli esemplari campionati. La seconda fase è stata la pressatura e l’essiccazione delle alghe, effettuata con una pressa fatta di legno, tessuto di cottone e di carta di giornale. Questo servizio ha migliorato significativamente la mia capacità per riconoscere diverse specie di alghe e mi ha permesso di fare attenzione agli richiesti di logistica, dato che sono stata la responsabile dell’organizzazione del materiale necessario per portare il progetto avanti.

Foto nel campo, nella baia di Ieranto
Risultato dell'attività di laboratrio nella baia di Ieranto (Fotgrafie da Paul)

Il secondo progetto che ho gestito con Mimì Sgambatti (coordinatore del progetto M.A.R.E) è un censimento visuale dei pesci, utilizzando il protocollo MPA Engage. MPA Engage è un progetto coordinato dal Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC) che propone 11 protocolli per valutare l’impatto del cambiamento climatico in aree marine protette. I protocolli permettono alle AMP del Mediterraneo di valutare l’impatto del cambiamento climatico nel area protetta attraverso il monitoraggio dei diversi componenti del ambiente (come la temperatura, la Posidonia e i pesci) e anche raccogliendo conoscenze ecologiche locali grazie a delle interviste con subacquei e pescatori esperti.

I vari protocolli sono stati distribuiti tra i volontari interessati nel nostro progetto, ognuno coordina uno o due, mentre ci aiutiamo tra di noi per la raccolta dei dati. Per l’AMP Punta Campanella, è stato il primo anno di partecipazione nel programma del MPA Engage, ma vorremmo supervisionare l’implementazione di questi protocolli ogni anno, per i futuri volontari, per poter raccogliere dati con l’obiettivo di capire come reagisce la baia di Ieranto al cambiamento climatico. Questo progetto è stato fruttuoso perché mi ha fatto acquisire esperienza nell’implementazione dei protocolli di ricerca, migliorando la mia capacità di fare immersioni scientifiche e di campionare.

Entrambe esperienze mi hanno fatto crescere, per migliorare competenze utili nel mio ambito professionale, accumulando conoscenza e fiducia in me stessa, mentre ho imparato a lavorare in squadra.

Claudia Gaspar García